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Cause e possibili soluzioni

Ogni giorno migliaia di ciclisti (sia praticanti di bici da corsa, che di mountain bike) vengono colpiti da una subdola infiammazione al gomito: l’epicondilite!

 

 

Tale patologia inizia generalmente in maniera lieve, con un fastidio in zona epicondilare (proprio nella parte superiore del gomito), spesso dopo le uscite, e tende a scomparire nei giorni successivi. Tali sintomi, sono spesso sottovalutati, e ben presto il dolore comincia ad essere sempre più frequente, e sopratutto tende a protrarsi nei giorni successivi. Caratteristica importante è certamente il fatto che almeno nelle prime fasi, quando la muscolatura del braccio è “Calda”, si avverte poco fastidio.

Per queste motivazioni, si arriva a diagnosticare una epicondilite, solo quando è diventata ormai cronica, e le terapie saranno molto più lunghe.

 

Cominciamo intanto a capire il distretto anatomico, vittima di questa infiammazione:

Anatomicamente l’epicondilo Laterale è un'area dell’estremità inferiore dell’omero che ha molta importanza in quanto è la sede di inserzione dei muscoli estensori della mano (ovvero i muscoli che portano il polso verso l’alto). Tale area ha strutturalmente una debolezza in quanto in una piccola area, fanno presa davvero molti muscoli, molto forti, che esercitano una continua trazione, che a lungo andare determina una grande infiammazione delle strutture osteo-tendinee.

Inoltre la vascolarizzazione dell’area è scarsa, per cui tutte le tossine dell’infiammazione, tendono a ristagnare e non è facilitata l’eliminazione naturale.

Si infiamma l’epicondilo nel ciclismo generalmente per 2 motivazioni:

la posizione delle mani, ed i materiali strutturali della bici.

Per la prima causa, è chiara a credo ogni ciclista, l’importanza di un buon posizionamento in bici, meglio se ben studiato da un bio-meccanico, che esegue tutte le misurazioni a priori, e consiglia un telaio con strumentazione adatti alla morfostruttura del ciclista. La posizione deve essere precisa al cm, pena un lavoro inadeguato del polso con sovraccarico della muscolatura che proprio nel ciclismo su strada rimane contratta per ore durante uscite lunghe.

Nella mountain bike la situazione viene ad essere ancora più esacerbata sopratutto per la grande forza da applicare sui freni in discese complesse, che mettono a dura prova la muscolatura delle mani, con conseguente trazione sull’epicondilo.

 

Ad accentuare la situazione, spesso nella pratica quotidiana, ci accorgiamo dell’importanza di avere mezzi con materiali idonei. Infatti, le continue vibrazioni provenienti dalla strada o dai dossi nello sterrato, trasmettono ai polsi un impulso di contrazione-decontrazione molto importante, con conseguente sovraccarico delle strutture epicondilari. Per questo è sempre buona norma non avventurarsi in lunghi percorsi senza un mezzo idoneo (meglio se in carbonio che assorbe gran parte delle vibrazioni), o comunque ben bilanciato. L’uso di abbigliamento tecnico è altresì importante per mantenere un buon grip sul manubrio ed evitare infiammazione anche ai polsi, o formicolii alle mani.

Cosa si può fare per combattere una Epicondilite?

Come appena spiegato, il primo passo è certamente quello di allontanare il prima possibile le cause strutturali che hanno determinato l’infiammazione (quindi la correzione della posizione in sella, ed eventualmente l’idea di fare un upgrade della propria bici, magari optando per manubri in carbonio, che a fronte di una spesa non elevata, possono davvero aiutare a dissipare le vibrazioni). Allontanata la causa, si procede al trattamento fisioterapico che purtroppo non va d’accordo con il proseguo dell’attività ciclistica. Infatti, nonostante comprendiamo la “Febbre” da ciclismo che attanaglia anche il sottoscritto, purtroppo in una fase acuta, è meglio fermarsi per qualche settimana finché i trattamenti fisioterapici non hanno prodotto un buon risultato sul piano della regressione dei dolori all’epicondilo.

La fisioterapia specifica per questa patologia prevede:

  

Onde d’urto: parliamo di particolari onde di impatto che colpiscono la zona infiammata permettendo di creare un effetto sfiammante molto importante.

Tecarterapia: terapia molto importante che riduce l’infiammazione, facilita la circolazione e sfiamma la muscolatura del gomito

Laserterapia ad alta potenza: la frequenza di luce pulsata penetra nei tessuti e sfiamma.

A queste terapie, vanno aggiunti il massaggio fasciale, e sopratutto lo stretching della muscolatura, che sono parte integrante del protocollo riabilitativo dell’epicondilite. Esistono inoltre diverse correlazioni tra epicondilite e disturbi cervicali, per cui, far verificare al fisioterapista il corretto allineamento vertebrale ed eventualmente procedere con delle manipolazioni cervicali, per ristabilire un corretto funzionamento vertebrale.

Tali terapie si devono proseguire fino a completa regressione della sintomatologia e devono favorire una graduale ripresa all’attività di rinforzo della muscolatura intere

 

Più si è aspettato a sottoporsi a delle cure per l’epicondilite, e maggiori saranno i tempi di recupero, se ormai l’infiammazione è divenuta cronica.

È buona norma consigliare al paziente di integrare la fisioterapia con ghiaccio almeno 3 volte al giorno per 10 minuti ogni sessione, ed eventualmente la sera con degli impacchi con creme antinfiammatorie sulla zona.

Gli antinfiammatori per via orale sono pressoché inutili, e dannosi, per lo stomaco.

Tanto prima si comprende di avere un problema, tanto più veloce sarà il ritorno all’attività sportiva.